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Carryover cap, un credito post ristrutturazione spesso dimenticato


Analizziamo un dettaglio nella gestione annuale del cap che le squadre in NFL han a disposizione, per far quadrare i conti. Va richiesto formalmente alla NFL con tanto di dead line per la comunicazione.


Con la finestra per le trades ormai chiusa e il calendario che ha ormai superato il giro di boa, la gestione di un roster e del cap space prendono naturalmente pieghe ben diverse.

Un esempio, per nulla casuale, che descrive un aspetto gestionale di tale tendenza è possibile vederlo con i Jacksonville Jaguars, i quali hanno recentemente ristrutturato i contratti di due giocatori. Una combinazione di operazioni che ha aperto 3 milioni di cap space, portando lo spazio totale disponibile per la squadra a circa 9 milioni. La precedente cifra non era affatto alta (sei milioni), ma comunque abbastanza per far stare tranquilla la franchigia, nella gestione del roster completo, da qui alla fine della stagione.

Considerando che, dal punto di vista dei giocatori in questione, non è essenzialmente cambiato nulla queste due operazioni sono passate per lo più inosservate, tra non curanza e perplessità. A meno di future aggiunte a roster, che richiedano una porzione di cap, è naturale che queste transazioni siano ulteriormente difficili da spiegare. Nell’eventualità, dunque, che il cap space dei Jaguars rimanga per lo più invariato da qui alla fine della stagione, questa mossa contabile sarà importante in quello che viene spesso definito rollover o, più tecnicamente, carryover cap.


Un esempio dalla stagione 2018-2019 di quanto cap le squadre si son portate, come credito, alla stagione successiva. In esso si nota che certe squadre ne portano di più, altre molto meno.
Un esempio dalla stagione 2018-2019 di quanto cap le squadre si son portate, come credito, alla stagione successiva. In esso si nota che certe squadre ne portano di più, altre molto meno.

Ogni franchise nella lega ha la possibilità, infatti, di designare un preciso importo del suo cap space come credito sul salary cap per la stagione successiva, inviando alla lega una notifica scritta e firmata dal proprietario della franchigia. La lega deve essere in possesso di tale documento entro e non oltre le 4 pomeridiane (ora della costa est degli Stati Uniti) del giorno successivo all’ultima partita giocata dalla franchise in questione, cioè le 22 italiane che è il classico orario, sempre uguale, utilizzato in NFL per tutte le dead line, anche per le trade o la fine del periodo dedicato alla free agency. La NFL, inoltre, si impegna a condividere una copia della richiesta alla NFLPA, il sindacato dei giocatori.

Nel documento la franchigia dovrà specificare le proprie intenzioni in due possibili modi: può esprimere la cifra esatta in dollari statunitensi, o come percentuale di quello che sarà il cap space all’ultimo giorno. Nel caso in cui la squadra indichi una cifra superiore, a quella poi reale, la cifra effettiva e reale rappresenterà il massimo presente sul cap, effettivamente considerato, la parte in eccesso sarà stralciata.

Se, invece, una franchigia con un cap space di 10 milioni di dollari, richiede un credito appunto di 10 milioni, ma poi si trova ad avere un’ulteriore apertura sul cap (cioè un cap maggiore), dopo questa notifica scritta, la franchise riceverà comunque un credito uguale a quanto precedentemente richiesto (andando per così dire in perdita).

Diverso ancora è il caso in cui la franchigia notifichi la richiesta in percentuale, qualora questa avesse richiesto che il 100% del cap space venga recuperato e dovesse vedere quest’ultimo incrementarsi in fase successiva alla notifica, la franchise avrebbe sempre diritto ad un credito eguale al cap space nella sua interezza, anche se la cifra è variata in eccesso.

Questo articolo dell’accordo collettivo, preso singolarmente, non presenta alcun limite a quanto una franchigia può recuperare, ma va in realtà di pari passo con un altro, ossia quello che chiarisce quanto la lega si impegna a spendere. L’accordo in essere, valevole per la durata di dieci anni, è stato ratificato il 15 marzo del 2020 e divide il periodo decennale, in quattro cicli (2017-2020, 2021-2023, 2024-2026, 2027-2030). La sezione specifica dell’articolo stabilisce che la lega, nella sua interezza, garantisce una spesa minima del 95% dei salary caps relativi al ciclo analizzato, mentre ogni franchigia ha l’obbligo di spesa del 90%. Qualsiasi mancanza di tale impegno, anche il più piccolo, dovrà essere pagata ai giocatori presenti a roster negli anni del ciclo analizzato, entro e non oltre il 15 settembre antecedente alla chiusura del ciclo in essere.

Il carryover cap è, quindi, uno strumento tutto sommato non così difficile da comprendere, se analizzato, ma spesso ignorato nell’analisi della gestione salariale, per via del fatto che i limiti minimi di spesa vengono sempre superati. Ciò non significa però che non faccia parte delle strategie pluriennali, di gestione del cap, che ogni franchise attua.

 

Luca Corporente

 

 
 
 

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