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Chuck Bednarik ovvero Concrete Charlie: l’ultimo vero giocatore Iron Man


L’uomo del cemento, dopo essersi ritirato, ha lamentato più volte la mancanza di durezza nel football moderno, fatto di giocatori soft, del resto non era lo spirito con cui giocava lui, assolutamente.


Due vie, un cuore d’acciaio: l’icona degli Eagles che non conosceva riposo

 

Nell’era moderna della Nfl, con roster da 53 uomini e specialisti per ogni singola fase di gioco, la storia di Chuck Bednarik suona come una leggenda mitologica. Non era solo un giocatore era un Iron Man, l’ultimo dei veri atleti due vie che eccelleva sia in attacco che in difesa. Per i Philadelphia Eagles e per la storia del football, Concrete Charlie (il suo soprannome) è il simbolo di una durezza irripetibile, un uomo che giocò ogni singolo snap nelle partite più importanti della sua carriera.

 

Dall’eroe di guerra alla leggenda del football

 


La leggenda Eagles, dalla cultura militare, a quella operaia dei blue collar portava in campo la sua tenacia.
La leggenda Eagles, dalla cultura militare, a quella operaia dei blue collar portava in campo la sua tenacia.

La storia di Bednarik è profondamente americana. Dopo essersi distinto sui mitici bombardieri B-24, durante la Seconda guerra mondiale (un eroe di guerra decorato con la Air medal), torna a casa con una disciplina e una tempra uniche. Selezionato dai Philadelphia Eagles, con la prima scelta assoluta nel Draft 1949, Bednarik arriva in un’epoca in cui molti giocatori sono impiegati sia in attacco che in difesa. Gioca inizialmente come centro (attacco) e poi, per la maggior parte della sua carriera, come Middle linebacker (difesa).

Curiosità: Il soprannome Concrete Charlie non gli fu dato per la durezza dei suoi placcaggi, ma per un lavoro stagionale che svolgeva fuori dal campo, infatti, era un venditore di cemento per la Warner Company. Questo onorava la sua etica blue collar (la cultura operaia) e il suo impegno nel lavorare sodo, anche al di fuori della Nfl.

 

Il Sixty Minute Man e il campionato

 


Famosa la sua esultanza, dopo aver piallato a terra Frank Gifford dei Giants, che lo mise fuori uso per un po'.
Famosa la sua esultanza, dopo aver piallato a terra Frank Gifford dei Giants, che lo mise fuori uso per un po'.

Il culmine della sua carriera da Iron Man arriva nella stagione 1960. A trentacinque anni, Bednarik gioca l’intera partita in diverse occasioni, schierato sia in attacco che in difesa. L’episodio più famoso accade nella partita cruciale contro i New York Giants. Bednarik gioca tutti i sessanta minuti regolamentari. La sua prestazione viene anche coronata da uno dei placcaggi più iconici della storia: ferma l’All-Pro, Frank Gifford dei Giants, con un colpo che lo mette fuori combattimento per tutto l’anno successivo. La sua esultanza sul corpo di Gifford: “Questo fottuto gioco è finito!” È passata alla storia come il simbolo della ferocia inesorabile del football. Poche settimane dopo, nel Campionato Nfl del 1960 contro i Green Bay Packers di Vince Lombardi, Bednarik è ancora l’uomo da sessanta minuti. Al fischio finale, i Packers sono sulla linea delle nove yard degli Eagles. Bednarik placca il running back Jim Taylor, all’interno della linea delle dieci yard e rimane su di lui, mentre il tempo scade, assicurando la vittoria per gli Eagles.

I suoi record parlano chiaro: due campionati Nfl (1949, 1960), otto convocazioni al Pro Bowl e dieci selezioni All-Pro (tra first e second team).

 

L’ultimo gigante, finì in polemica col football moderno



Forse per lui il football moderno, fatto di troppe tutele e poco agonismo allo stato puro, rappresenterebbe una sconfitta.
Forse per lui il football moderno, fatto di troppe tutele e poco agonismo allo stato puro, rappresenterebbe una sconfitta.

Chuck Bednarik gioca la sua ultima partita nel 1962 a trentasette anni. È ampiamente considerato l’ultimo vero giocatore due vie, di livello élite, della Nfl prima che la lega si specializzi definitivamente. Al momento del suo ritiro, detiene il record per il maggior numero di stagioni giocate per gli Eagles (ben quattrodici). È l’unico giocatore nella storia del Pro Bowl a essere stato selezionato sia come centro che come linebacker.

Curiosità: dopo il suo ritiro, Bednarik diviene uno dei critici più accesi del gioco moderno, lamentando la mancanza di durezza e la dipendenza da specialisti a tempo pieno. Il suo disprezzo per i giocatori soft moderni era leggendario e spesso ribadito in interviste schiette. Chissà cosa direbbe oggi, in questi anni duemila, fra multe per i placcaggi e multe per dei semplici gesti goliardici. Bednarik viene introdotto nella Pro Football Hall of Fame nel 1967, al suo primo anno di eleggibilità. La sua figura non è solo una reliquia storica, ma una testimonianza del massimo impegno e del desiderio di dare tutto, ogni singolo minuto, per la propria squadra. L’eredità di Concrete Charlie è scolpita, proprio nel cemento armato, nella storia del football.

Luca Salera

 
 
 

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