College football e il sabato che non ti aspetti, fra sorprese e grandi rivalità
- Matteo Spelat

- 23 set
- Tempo di lettura: 5 min
Stupisce Indiana, sfavorita, che umilia Illinois, Florida conferma le sue difficoltà contro Miami, mentre Oklahoma tiene a bada Auburn. In attesa del big match fra Ohio e Penn State in week 5.
Decisamente in calo le quotazioni di Clemson.
Ci sono sabati che scorrono via come da copione, e poi ci sono sabati come quello appena passato in NCAA. Giornate che ti ricordano perché il college football è lo sport più imprevedibile d'America, capace di demolire certezze e costruire eroi e nuove imprese nell'arco di poche ore. La quarta settimana di gioco non ha deluso, lasciandoci in eredità una classifica nazionale con nuove crepe e nuovi protagonisti.
La sorpresa: Indiana umilia Illinois e si candida a ruolo di Golia in Big10
La storia del giorno, senza discussione, arriva da Bloomington. Indiana, già nella top 25 ma sicuramente non accreditata per i piani alti, nonostante i lanci siano affidati alle mani di Fernando Mendoza, uno dei quarterback più interessanti del panorama collegiale, ospitava Illinois, numero 9 del ranking e fin qui apparsa come una fortezza quasi inespugnabile. Non è stata una partita, è stata una lezione di football.

Il 63-10 finale racconta solo una parte della storia. L'altra parte è nella ferocia con cui gli Hoosiers hanno dominato, un aspetto su cui si erano sentiti punti nell'orgoglio. "Abbiamo sentito per tutta la settimana che ci avrebbero dominato fisicamente," ha ammesso il linebacker Aaron Casey, "e questo ha acceso un fuoco dentro di noi". Un fuoco che ha portato a una prestazione storica, la più grande vittoria di sempre in casa per Indiana. contro un avversario della Top 10. Il loro head coach, Curt Cignetti, non poteva che essere d'accordo: "Oggi abbiamo mostrato al mondo di cosa siamo capaci". E gli addetti ai lavori, adesso, li guardano sicuramente con occhi diversi.
La rivalità della settimana: Miami vs Florida, la battaglia per il Sunshine State
Ogni week ha la sua partita cerchiata in rosso per motivi che vanno oltre la classifica: l'odio sportivo, la vicinanza geografica, decenni di sfottò. Questa settimana è toccato a Miami e Florida, una rivalità sentitissima che infiamma lo stato del sole. Non si gioca per un trofeo, ma per qualcosa di più importante: il diritto di vantarsi per un anno intero.

La partita, vinta da Miami 26-7, ha confermato da un lato lo status di contender per gli Hurricanes, mentre dall’altro ha certificato il momento buio per Florida, che ormai si trova davanti ad un bivio, ovvero se silurare Napier dalla carica di head coach, oppure se continuare a dargli fiducia nonostante la stagione sia ormai compromessa con un record negativo di 1-3 e con davanti il calendario forse più difficile di tutta la SEC conference.
Ma perché questa rivalità è così speciale? Per anni, dagli anni '80 fino ai primi 2000, Miami e Florida (insieme a Florida State) si sono contese non solo il dominio statale, ma anche quello nazionale, producendo alcuni dei talenti più cristallini della storia del football. La partita di sabato è stata un capitolo più recente di una saga fatta di grandi giocate, tensione alle stelle e un'atmosfera da grande palcoscenico. Se cercate una squadra da tifare che unisca storia, passione e un pizzico di arroganza, Miami potrebbe fare al caso vostro.
Scontro tra Titani: Oklahoma tutta concretezza e costanza
Non tutte le partite emozionanti si risolvono con punteggi altissimi o finali al foto finish. A volte lo spettacolo è nella lotta, nel vedere due pesi massimi che si colpiscono colpo su colpo per sessanta minuti. È il caso della sfida tra #11 Oklahoma e #22 Auburn.
La partita è stata esattamente questo: una guerra di trincea. Le difese hanno dominato la scena, costringendo gli attacchi a sudarsi ogni singola yard. Non è stata una partita bella per chi cerca giocate pirotecniche, ma è stata una partita di football puro, intenso, a tratti anche sporca. Oklahoma ha avuto la meglio per 24-17, dimostrando una solidità mentale e una capacità di resistere alla pressione notevoli. L’head coach dei Sooners, Brent Venables, ha riassunto perfettamente il concetto: "Sono fiero della nostra grinta e della nostra determinazione". Sono queste le vittorie che nel computo generale della regular season, contano di più rispetto a quelle in cui si domina dall’inizio alla fine.
Il punto: chi sale e chi scende
Facciamo il punto su chi esce rafforzato e chi ridimensionato da questa settimana.
In crescita, Indiana: non sono più una Cenerentola. Hanno dimostrato di avere la qualità e la cattiveria agonistica per dominare avversari di élite. E con un Mendoza così, staremo a vedere.
Stabili, Oklahoma: la vittoria contro Auburn non è stata spettacolare, ma è di quelle che pesano. Hanno dimostrato di saper vincere partite sporche, una qualità fondamentale a stagione in corso e durante eventuali playoff.

In calo, Clemson: la sconfitta interna 21-34 contro Syracuse è un verdetto impietoso. Per la prima volta dal 2004, chiudono settembre con tre sconfitte e il ruolo di Dabo Swinney come head coach dei Tigers, sembra essere davvero sempre più un punto interrogativo.
L'outsider, Texas Tech: zitti zitti e senza clamori, sono saliti a un record di 4-0 dopo la vittoria netta in casa di Utah. Non fanno rumore, ma non sono mai stati in svantaggio in tutta la stagione. Da tenere d'occhio.
Cosa guardare la prossima settimana (Week 5)
Siete pronti per un altro weekend di football? Ecco tre partite da non perdere, un mix tra sfide al vertice e possibili trappole.
Il Big match (Oregon @ Penn State): Qui si fa sul serio. Due squadre della Top 10 si scontrano in prima serata, in uno stadio caldissimo che per l'occasione sarà una "White Out" (tutti i tifosi vestiti di bianco). Probabilmente chi perde dice addio ai sogni di titolo. Preparate i popcorn.
La Prova del nove (Ohio State @ Washington): I campioni in carica di Ohio State affrontano il loro primo vero test in trasferta, volando fino a Seattle. Washington ha un attacco che macina yard su corsa e in casa è un avversario temibilissimo (anche grazie ai decibel che l’Husky Stadium è capace di generare) È la classica partita in cui si capisce se una squadra è davvero pronta per il titolo o è solo un gigante dai piedi d'argilla.
Rivalità nel profondo sud (LSU @ Ole Miss): Se volete assaporare l'atmosfera unica del football della SEC, questa è la partita giusta. Una rivalità sentita, due attacchi spettacolari e due tifoserie caldissime. Ole Miss in casa può battere chiunque e per LSU è una trasferta fondamentale, per non perdere terreno nella corsa al titolo di conference.
Matteo Spelat



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