Jack Lambert: l’anima senza denti della Steel Curtain
- Luca Salera

- 1 nov
- Tempo di lettura: 3 min
Lambert è stato il paradigma di un difensore completo, in grado per velocità di difendere sulle corse, ma anche sui lanci profondi. Fa parte delle selezioni per il 75° e 100° anniversario NFL. Iconico è rimasto il suo sguardo sdentato, che incuteva timore.
Il terrore di Pittsburgh: un linebacker che portò la Steel City al dominio assoluto

Se Pittsburgh avesse dovuto incarnare il suo spirito operaio, tenace e implacabile, lo avrebbe fatto nella figura di Jack Lambert. Magro, alto, con uno sguardo senza denti che incuteva timore puro, Lambert non era solo il defensive playmaker era l’anima e il quarterback della leggendaria Steel Curtain, la difesa che dominò la NFL negli anni ’70 e ’80 e vinse quattro Super Bowl. Lambert era la personificazione della mentalità blue collar degli Steelers: duro, senza fronzoli e ossessionato dalla vittoria.
Dagli sfidanti alla Steel Curtain
La storia di Jack Lambert inizia nel 1974. Quando i Pittsburgh Steelers lo selezionano al secondo giro (46ª scelta assoluta) del Draft, molti allora lo ritengono troppo esile (circa cento chili) per essere un Middle linebacker (MLB) di successo nella NFL. Ma il coach Chuck Noll e il coordinatore difensivo vedono in lui una rara combinazione di velocità laterale e QI sportivo. Lambert, infatti, diventa immediatamente titolare e, in quella stessa stagione da rookie, viene nominato Rookie dell’anno fra i difensori (1974), un tassello cruciale che permette così alla Steel Curtain di passare dall’essere una buona difesa all’essere la più dominante dell’epoca, percorso culminato nel primo Super Bowl (IX) della franchigia.
Curiosità: gli Steelers del 1974 centrano un draft epocale. Selezionando ben quattro futuri Hall of Famer, tra cui: Lambert, Lynn Swann, Mike Webster e John Stallworth.
Il famoso sguardo senza denti del “Dracula con i tacchetti”

Lambert era famoso per la sua intensità, amplificata da un dettaglio fisico iconico: non indossava il suo ponte dentale in partita. Il suo snarl (ringhio) senza denti frontali divenne l’immagine simbolo della ferocia degli Steelers. Era talmente intimidatorio che gli avversari lo soprannominarono: Dracula in Cleats (il Dracula con i tacchetti, appunto).
La sua filosofia di gioco era brutale e diretta: era convinto che la partita dovesse premiare coloro che colpivano più duramente. Questo approccio lo portò a essere l’imposizione fisica e morale della difesa.
Un palmarès da Hall of Famer
In undici stagioni, tutte trascorse a Pittsburgh, Jack Lambert fu il perno centrale di una difesa che schiacciava gli avversari, contribuendo a ben quattro vittorie al Super Bowl (IX, X, XIII, XIV). A livello individuale, i suoi riconoscimenti sono impressionanti: fu nominato Difensore dell’anno nel 1976. Ricevette nove convocazioni consecutive al Pro Bowl (dal 1975 al 1983). Fu selezionato per sei volte nel First-team All-Pro della Associated Press.
Terminò la carriera con ben ventotto intercetti, un numero notevole per un Middle linebacker della sua epoca.
Curiosità: forse l’intercetto più importante della sua carriera arrivò nel Super Bowl XIV. Il punteggio era teso nel quarto quarto e l’intercetto di Lambert spense definitivamente le speranze di rimonta dei Los Angeles Rams, assicurando il quarto titolo a Pittsburgh e consolidando la sua reputazione nei momenti cruciali.
L’eredità del “Giocatore completo”

Ciò che distingueva Lambert dai Middle linebacker classici era la sua capacità in copertura. La sua velocità da un lato all’altro del campo gli permetteva, non solo di fermare la corsa, ma di eccellere nel difendere il campo aperto e i passaggi in profondità, rendendolo un difensore completo. Questo lo rese il prototipo del Middle linebacker moderno, atletico e versatile.
Lambert fu inserito nella Pro Football Hall of Fame nel 1990 ed è un membro sia del NFL 75th Anniversary All-Time Team, che del NFL 100th Anniversary All-Time Team. Il suo spirito feroce e il suo impegno nel difendere il gioco pulito lo hanno reso una leggenda intramontabile a Pittsburgh e un punto di riferimento per l’intera NFL.
Luca Salera



Commenti