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La roccia di Green Bay: Jim Taylor, il fullback che amava il contatto


Nella nostra rubrica di storia parliamo oggi della figura di Jim Taylor, leggendario fullback abituato a passare letteralmente attraverso gli avversari, pur di conquistare quella yard in più. Segnò il primo touchdown su corsa dell’era Super Bowl.




Jim Taylor, non correva attorno ai difensori, ci passava attraverso.
Jim Taylor, non correva attorno ai difensori, ci passava attraverso.

Nel pantheon del football, pochi nomi evocano la grinta e la pura forza fisica come quello di: Jim Taylor. Fullback leggendario dei Green Bay Packers nell'epoca d'oro di Vince Lombardi, la sua storia non è fatta di lanci spettacolari o corse evasive, ma di scontri brutali, yard strappate con la tenacia e una determinazione che il leggendario Lombardi definì: "la più intensa che abbia mai visto". Taylor non correva intorno ai difensori, correva attraverso di loro.

​Selezionato nel secondo giro del Draft NFL del 1958, Jim Taylor ha rappresentato l'incarnazione perfetta della filosofia di Lombardi: correre verso la luce. Giocando nel famoso sistema "Power Sweep" dei Packers, era lui il motore inarrestabile che accumulava yard fondamentali, spesso portando sulle spalle interi pacchetti di difensori.

La durezza e l'MVP che sconfisse Jim Brown


Taylor divenne MVP della stagione '62, superando Jim Brown.
Taylor divenne MVP della stagione '62, superando Jim Brown.

La sua ascesa alla grandezza fu rapida e implacabile. Dal 1960 al 1964, Taylor fu il primo giocatore nella storia della NFL a correre per 1.000 yard per cinque stagioni consecutive.

​Il culmine di questa ferocia arrivò nel 1962. In una stagione monumentale, Taylor guidò la lega in yard corse (1.474, un record di franchigia che resistette per 41 anni) e touchdown su corsa, ben 19. La sua impresa fu talmente impressionante da fargli guadagnare il premio di NFL Most Valuable Player (MVP), superando nientemeno che l'icona Jim Brown, il running back più dominante dell'epoca.

​Quella stagione si concluse con il Championship NFL, dove i Packers sconfissero i New York Giants in un'epica battaglia sotto zero. Taylor guadagnò 85 yard e segnò l'unico touchdown offensivo della squadra, dimostrando di essere l'uomo delle partite che contano.

Anello dopo anello


Fu lui il primo a segnare un touchdown su corsa nell'era Super Bowl, nel '67 contro i Chiefs.
Fu lui il primo a segnare un touchdown su corsa nell'era Super Bowl, nel '67 contro i Chiefs.

Jim Taylor è stato la spina dorsale di una delle più grandi dinastie della NFL. Ha fatto parte dei Packers, quattro volte vincitori del Super Bowl, e ha trionfato nel Super Bowl I (1967) contro i Kansas City Chiefs. Per la cronaca, fu proprio lui a segnare il primo touchdown su corsa nella storia del Super Bowl, un'altra tacca storica per la sua carriera.

Jim Contro Jim. Il duello tra Taylor e Jim Brown era leggendario e spesso alimentato da Taylor stesso. In un'intervista, un difensore dell'epoca disse: "Gale Sayers ti dà una gamba e la porta via. Jim Taylor ti dà una gamba e te la sbatte in gola". Questa frase descrive alla perfezione il suo stile da carro armato.

La #31 a New Orleans



I Saints, dopo un solo anno con loro, ritirarono la sua maglia e fu introdotto nella Hall of Fame nel '76.
I Saints, dopo un solo anno con loro, ritirarono la sua maglia e fu introdotto nella Hall of Fame nel '76.

Dopo nove stagioni a Green Bay, Taylor giocò la sua ultima stagione nel 1967 con i New Orleans Saints di espansione. Nonostante abbia giocato lì per un solo anno, i Saints hanno ritirato la sua maglia numero 31, onorando il suo status di leggenda. I Packers, invece, non hanno ritirato ufficialmente il suo numero.

​Jim Taylor è stato tra i migliori, se non il migliore, fullback della storia, le sue gesta sul gridiron gli sono valse la Hall of Fame (introdotto nel 1976). Un guerriero che non conosceva mezze misure. La sua eredità è quella di un giocatore che non cercava il clamore, ma l'impatto. In un'epoca in cui i running back erano il cuore dell'attacco, Jim Taylor era semplicemente il più duro di tutti, un gigante silenzioso che ha costruito una dinastia, un placcaggio rotto dopo l'altro. La sua storia è un inno alla tenacia e all'essenza più ruvida del football.


Luca Salera

 

 
 
 

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