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LSU perde nonostante l’esonero di Kelly, che ora crea grattacapi legali all’Ateneo


Mahomes assiste alla vittoria della sua Texas Tech, che si candida al titolo in Big XII. Intanto si delineano già i primi papabili credibili all’Heisman, capitananti da Sayin.


Un weekend di upset, di giocate spettacolari, di partite decise al fotofinish e di gerarchie che si consolidano questa in sintesi potrebbe essere l’eredità lasciataci da Week 11 in NCAA. È il momento in cui la stagione si fa calda e comincia davvero a separare le chiacchiere dai fatti, con i bowls e i play off nazionali sempre più vicini.

 

Mendoza e Cooper Jr. all’ultimo respiro

 


La catch di Cooper Jr. che ha fatto il giro di tutti gli highlights nel College e che frutta al ricevitore un'attenzione in più, in chiave draft.
La catch di Cooper Jr. che ha fatto il giro di tutti gli highlights nel College e che frutta al ricevitore un'attenzione in più, in chiave draft.

Beaver Stadium, 110 mila spettatori, temperatura polare e tensione che si taglia a fette. Indiana, sotto 24-20, a meno di sette minuti dalla fine, confeziona un drive da 73 yard perfetto: Fernando Mendoza (24 su 34, 312 yard, due touchdown) muove l’attacco con la calma e il carisma di un veterano e a soli trentasei secondi dal termine trova Omar Cooper Jr., per un touchdown in salto degno di un album di fotografie ricordo. Arriva così la prima vittoria nella storia degli Hoosiers, per 27-24, a Happy Valley e quella che mantiene viva l’imbattibilità stagionale.

“La vittoria più improbabile a cui abbia mai preso parte”, ha ammesso coach Curt Cignetti. Mendoza, con un sorriso a metà tra orgoglio e stanchezza: “Quando senti lo stadio spegnersi, capisci che hai fatto centro”. Due turnover forzati nel secondo tempo e nessun panico nelle fasi finali denotano il livello di maturità raggiunta dagli Hoosiers. A questo però, fa da contraltare la rimonta subita sul 20-10, che fa scattare un piccolo campanello d’allarme in ottica play off, in quanto una seria contendente al titolo non può permettersi cali di tensione così evidenti, nei momenti in cui dovrebbe gestire agevolmente il vantaggio accumulato.

 

Lo schiaccia sassi dei Bukckeyes non si ferma

 

Ohio State non alza mai la voce, ma quando gioca così fa quasi spavento. Un Julian Sayin chirurgico e freddo in attacco (27 su 33, 303 yard, quattro touchdown) in coppia con la solita difesa d’acciaio, appena 183 le yard concesse, danno a Purdue l’illusione di rimanere in partita solo fino al primo quarto, per poi soccombere sul 34-10. Coach Ryan Day lo spiega con semplicità: “Non serve inventare, basta eseguire. E noi eseguiamo bene”. Con questa vittoria i Buckeyes centrano la tredicesima consecutiva e danno l’impressione di una squadra che non gioca contro gli altri, ma contro i propri standard.

 

Nuovo head coach, ma stessi vecchi Tigers

 


LSU non risolve i suoi problemi in  campo, nonostante l'interim in panchina.
LSU non risolve i suoi problemi in campo, nonostante l'interim in panchina.

Scontro fisico, vecchio stile. Alabama chiude ogni varco e tiene LSU fuori dalla end zone, per la prima volta dal 2012. Ty Simpson lancia per 277 yard e gestisce il cronometro, ma è la difesa a dettare legge: quattro sortite di LSU in red zone, convertite in appena nove punti (finirà 20-9), più 232 yard totali concesse.

Coach Kalen DeBoer ha chiosato: “Non è stata la partita più brillante, ma è il tipo di vittoria che costruisce squadre da titolo”. La sensazione è che i Tide siano diventati dei mostri di concretezza, capaci di vincere partire sporche e tignose senza il minimo problema. Qualità che si rivelerà preziosissima in ottica play off. Per LSU continuano i problemi, anche dopo l’esonero di coach Kelly, esordio amaro per l’interim Frank Wilson che nelle prossime settimane dovrà cercare di salvare il salvabile, in una stagione quasi compromessa.

 

La Big XII ha un nuovo re: Texas Tech

 


Texas Tech gioca di squadra e di difesa, sotto gli occhi di un ospite speciale.
Texas Tech gioca di squadra e di difesa, sotto gli occhi di un ospite speciale.

A Lubbock i Red Raiders hanno trasformato un big match quasi in un monologo. Entrambe le difese hanno dominato nel primo quarto, conclusosi 7-0 per i padroni di casa (tra l’altro sostenuti da un ex alunno d’eccezione presente sulle tribune, ovvero Patrick Mahomes). Successivamente solo Texas Tech è riuscita a tenere il ritmo difensivo contenendo BYU, fermata a 67 yard di corsa e 255 totali, mai davvero pericolosa. Il kicker Stone Harrington (cinque su cinque nei field goal) ha firmato la colonna sonora di una vittoria chirurgica, senza errori. Il quarterback di casa Behren Morton (218 yard, un touchdown) ha gestito con lucidità, senza strafare.

Coach McGuire è soddisfatto a fine gara: “La nostra forza? Quanto ci vogliamo bene. È così che si gioca di squadra”. Non sono più un underdog in Texas dopo questo 29-7, ma in questo momento sono i candidati più concreti per il titolo della Big XII. Se solo avessero un quarterback di livello come dalle parti di Ohio State, Alabama e Oklahoma, potrebbero puntare anche a qualcosa di più che alla conference.

 

Virginia cede il passo a Wake Forest e perde Morris per una concussion

 


Wake Forest forza tre fumble, che risulteranno decisivi.
Wake Forest forza tre fumble, che risulteranno decisivi.

Match tiratissimo a Charlottesville che si chiude sul 16-9. Deciso dagli special team e da una difesa granitica dei Deacs. L’unico touchdown arriva su un punt return da 88 yard di Carlos Hernandez, a meno di due minuti dall’intervallo. Poi il fresh man Connor Calvert sigla tre field goal. Wake Forest forza tre fumble e tiene i Cavaliers fuori dalla end zone per la prima volta dal 2022. A Virginia restano solo i tre piazzati di Will Bettridge e l’infortunio nel secondo quarto al quarterback Chandler Morris che esce per un sospetto trauma cranico e rientra in abiti civili, che complica il loro percorso, ma che secondo coach Elliott andrà indagato con ulteriori test, ma non preoccupa più di tanto.

Wake Forest chiude a 6-3 diventando bowl elegible e battendo, per la prima volta dal 1979, una squadra entro le prime quindici assolute. Per Virginia una botta d’arresto pesante che ridisegna le gerarchie in ACC.

 

Battuta d’arresto per Navy, nonostante la stagione confortante

 

South Bend imbiancata dalla neve e partita senza storia. C.J. Carr (13 su 16, 218 yard e tre touchdown) ha gestito l’attacco con una maturità che non sembra da freshman. Jeremiyah Love dietro di lui ha rotto gli equilibri in partita, con una corsa da 48 yard, perfetta per gli highlights di giornata.

Coach Freeman esalta i suoi Fighting Irish: “Prepararsi contro Navy non è mai facile, ma oggi siamo stati precisi, concentrati, affamati”.

Settima vittoria di fila per Notre Dame, che torna a girare come squadra con continuità e consolida la posizione nel ranking. Navy può comunque essere soddisfatta per la stagione fin qui disputata. Un bottino di 7-2 che fa ben sperare per il futuro e testimonia il buon lavoro svolto sul programma.

 

Memphis si arresta prima di un quarto down fondamentale

 

Nel venerdì sera al Simmons Bank Liberty Stadium, Tulane ha strappato una vittoria fondamentale su Memphis per restare in corsa nella AAC e per il bracket dei play  off nazionali. Il quarterback Jake Retzlaff ha lanciato per 332 yard e tre touchdown, aggiungendo anche 43 yard su corsa. Tulane è volata sul 35-17 all’intervallo, grazie anche a un passaggio da 65 yard a Shazz Preston in apertura del match. Memphis è rientrata forte nel quarto periodo fino al 38-32 finale, ma ha fallito un quarto down decisivo, proprio nelle battute finali. Brutto colpo per Memphis, un upset che fa male e che li estromette dal ranking.

 

UCLA e Rose Bowl: la frattura è ufficiale

 


Scintille fra l'amministrazione comunale di Pasadena e UCLA, che registra una scarsa affluenza di pubblico  essendo l'epico stadio lontano.
Scintille fra l'amministrazione comunale di Pasadena e UCLA, che registra una scarsa affluenza di pubblico essendo l'epico stadio lontano.

Si è arrivati allo scontro aperto tra l’università di UCLA e la città di Pasadena: la Rose Bowl Operating company ha infatti fatto causa all’ateneo, accusandolo di voler trasferire le gare interne al SoFi Stadium (Inglewood) dal 2026, nonostante il contratto d’affitto vincoli UCLA al Rose Bowl, fino al 2044.

Pasadena ha chiesto un’ingiunzione urgente, denunciando la possibilità di danni economici per oltre un miliardo di dollari, dopo aver investito 150 milioni per la manutenzione dello stadio. UCLA si difende, sostenendo che si tratta solo di colloqui esplorativi e che il contratto non è stato violato. Sullo sfondo pesa la scarsa affluenza media (35 mila spettatori) e la distanza di 26 miglia dal campus, fattore che da anni mina la fidelizzazione del pubblico.

 

La corsa all’Heisman Trophy: Sayin in testa, ma Mendoza incalza

 

Secondo ESPN e The Athletic, Julian Sayin (Ohio State) rimane il favorito per l’Heisman Trophy (+170 in media), seguito da Fernando Mendoza (Indiana), con Ty Simpson (Alabama) e Marcel Reed (Texas A&M) più distanti. La vittoria di Sayin su Purdue ha rafforzato la sua candidatura, ma il drive vincente di Mendoza a Penn State è stato definito dagli analisti il suo primo vero momento Heisman. Assolutamente da non escludere dalla corsa, Diego Pavia (Vanderbilt) e John Mateer (Oklahoma). La volata finale di novembre promette scintille.

 

Brian Kelly e il braccio di ferro milionario, con gli ex di LSU

 

LSU ha ufficialmente licenziato il coach Brian Kelly il 26 ottobre scorso, ma la questione ora si è spostata sul piano legale. Il coach ha rifiutato due proposte di accordo (25 e 30 milioni) e pretende il pagamento integrale del buyout da 54 milioni di dollari, previsto dal contratto decennale firmato nel 2021. LSU ha finora confermato l’intenzione di corrisponderne solo una parte, accampando inadempienze contrattuali. Gli avvocati di Kelly hanno fissato per questa settimana la deadline, per una risposta formale, prima di procedere con un’azione legale. Vedremo come andrà a finire.

 

Matteo Spelat

 

 
 
 

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