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Morris si imbarca per l’Oklahoma, Mora verso Colorado State


Purtroppo bisogna annotare anche un accoltellamento in spogliatoio dalla dinamica poco chiara e una fuga con inseguimento della polizia, fra madre e figlio. Non ci si è fatti mancare nulla, ma le partite sono state avvincenti.


Dire che è stata una Week scoppiettante in NCAA sarebbe forse riduttivo, fra cambi di panchine, nuovi contratti e qualche episodio di brutale violenza il panorama del college football non si è fatto mancare proprio nulla. Imbarcatevi, quindi, con noi in questa rassegna di ciò che è successo e magari era meglio non avvenisse nel panorama universitario del football.

 

La dura legge di Diego si abbatte su Kentucky

 


Diego Pavia sfiora le cinquecento yard, con cinque touchdown, per la miglior prestazione con Vanderbilt.
Diego Pavia sfiora le cinquecento yard, con cinque touchdown, per la miglior prestazione con Vanderbilt.

I Commodores costruiscono una delle prestazioni più convincenti degli ultimi anni, il tutto a danno dei Wildcats, ormai in deriva completa. Il protagonista assoluto è Diego Pavia, che chiude con 484 yard e cinque touchdown, probabilmente la miglior performance in carriera e una delle più impressionanti dell’intera Week in NCAA. Vandy parte forte, controlla il primo tempo e rientra dall’intervallo ancora più aggressiva. L’episodio che spacca la partita arriva a inizio terzo quarto: Kentucky forza un 3&14 e sembra trovare almeno un minimo di stabilità difensiva, ma Pavia tira fuori il coniglio dal cilindro con un passaggio sul profondo da 58 yard che riporta i Commodores in pieno controllo. Da quel momento in poi, Kentucky accusa il colpo anche dal punto di vista mentale senza più riuscire a trovare il bandolo della matassa. La difesa di Vandy gioca una gara estremamente disciplinata, limitando il run game dei Wildcats, costringendoli a drive brevi o inconsistenti. Grazie a questa vittoria per 45-17, Vanderbilt può continuare a subodorare aria di playoff, godendosi un Pavia sempre più in corsa per l’Heisman Trophy. Kentucky, invece, sprofonda sempre di più nei bassifondi della SEC e sarà chiamata a fare profonde riflessioni, a fine stagione, per cercare di rimettere insieme i cocci di un programma alla sbando più totale.

 

See you Sooner: Oklahoma controlla agevolmente Mizzou

 


Mateer sfrutta la prova difensiva impostata da Venables, sbagliando poco, da cinico professionista.
Mateer sfrutta la prova difensiva impostata da Venables, sbagliando poco, da cinico professionista.

Dopo l’importante e, in qualche modo, inaspettata vittoria contro Alabama della scorsa settimana, Oklahoma cercava continuità contro una squadra sicuramente difficile da affrontare, ovvero Mizzou. Mission accomplished, come si dice. I Sooners portano a casa una partita praticamente in pieno controllo, costruita sulla difesa e su una gestione molto accorta e priva di sbavature dell’attacco. John Mateer è forse l’emblema di questo aspetto, un quarterback diligente, forse a volte troppo scolastico, ma che difficilmente sbaglia la giocata. Mette a referto due touchdown pass e si rivela efficace nei momenti decisivi della partita. L’X factor è stata però sicuramente l’impostazione difensiva messa in campo da coach Venables, che limita Missouri a soli sei punti. Nonostante alcuni buoni drive di questi ultimi, nel primo e secondo quarto, i Tigers non riescono mai a entrare in end zone. L’episodio simbolo arriva nel secondo quarto: Missouri muove bene la palla e si avvicina alla red zone, ma il lancio verso il ricevitore viene letto in anticipo da Jacobe Johnson, che intercetta. Sul drive successivo, Oklahoma segna il touchdown del 17–3 che indirizza in modo definitivo la partita (finirà 17-6). Mateer e compagni mettono così un altro mattoncino nella corsa verso i play off, che saranno il vero banco di prova per una squadra che, fin’ora, ha dimostrato di saper gestire partite difficili senza magari giocare un football spettacolare.

 

La Victory bell è blu: Duke la scippa a nonno Belichick

 


Duke mette le manacce sulla Victory bell, mentre Belichick si fa male da solo, con dodici penalità che costano oltre cento yard.
Duke mette le manacce sulla Victory bell, mentre Belichick si fa male da solo, con dodici penalità che costano oltre cento yard.

La rivarly simbolo della Tobacco Road, che mette in palio la Victory bell (una campana montata su un carrellino, poi dipinta con i colori dei vincitori) prende la strada verso Durham, grazie a un perentorio 32-25, lasciando i tifosi di Chapel Hill con l’amaro in bocca. Duke fa suo il bottino, giocando una partita concreta grazie and un running game ben impostato, drive lunghi e una gestione decisamente intelligente dei down. UNC invece si fa del male da sola, con dodici penalità per 103 yard, molte delle quali arrivano su terzi down. La partita trova il suo punto di svolta a poco più di due minuti dalla fine: Duke si presenta per un field goal da 45 yard, tutto lascia presagire a un calcio piazzato, ma arriva un fake perfettamente eseguito. Anderson Castle riceve la palla e si infila in end zone per il sorpasso dei Blue Devils. Nonno Belichick prova a rispondere dalla side line, ma I suoi ragazzi sbagliano giocate chiave non riuscendo mai ad entrare realmente in zona punti. Grazie a questa vittoria, importante per gli almanacchi dell’eterna rivalità tra i due atenei, Duke guadagna la bowl eligibility e consolida una stagione positiva seppur altalenante. I Tar Heels non riescono ad uscire dal tunnel negativo in cui sono entrati, vedendo la propria annata arenarsi nella mediocrità. Il settore di preparazione atletica e Bill Belichick avranno davvero tanto lavoro da fare in off season, se vorranno riportare il programma ad essere competitivo in ACC.

 

Le anatre volano alto, Oregon svolta la partita con un punt return vincente

 

Atmosfera delle grandi occasioni all’Autzen Stadium di Eugene, sempre pieno in ogni ordine di posti e rumoroso quanto basta per intimidire gli avversari. Oregon, reduce dalla vittoria schiacciante su Minnesota nella scorsa week, riesce a papparsi anche i Trojans grazie a una partita in crescendo, grazie anche al quarterback Dante Moore ancora protagonista. Non abbiamo certo assistito ai numeri mostruosi della scorsa settimana (il 90% di completi messo a referto contro i Golden Gophers) ma è stato autore di una partita molto solida da 257 yard, due touchdown e senza errori particolarmente gravi, il tutto condito da un ottima gestione dei momenti chiave. La differenza sostanziale è stata fatta sicuramente dagli special teams: USC calcia un punt corto, Oregon trova due blocchi perfetti e arriva un punt return da 85 yard che spacca la gara in due. Da lì i Ducks prendono fiducia mentre i Trojans mostrano tutti i loro limiti: penalità pesanti, drive rovinati da drop sanguinosi e un pass rush che non incide mai nei momenti importanti. Grazie a questo successo per 42-27, Oregon si stabilizza nei piani nobili del ranking con un piede praticamente nei play off e si conferma come principale contendente di Ohio State nella corsa al titolo in Big10.

 

I diavoli del deserto puniscono coach Prime, negandogli i play off

 

Coach Prime e i suoi Buffalos vengono letteralmente annichiliti da Arizona State, grazie a una delle migliori prestazioni su corsa della stagione. Chi ha fatto la voce grossa in questa partita è stato sicuramente Raleek Brown, autore di una prestazione da dieci e lode: 255 yard e due touchdown, inclusa una corsa da 88 yard che chiude definitivamente la partita. Nonostante tutto, Colorado ha avuto dei momenti in cui sarebbe potuta tornare in corsa, uno su tutti il fumble di Brown recuperato a fine terzo quarto, con la palla in ottima posizione per fare jackpot, ma ne ricava solo tre miseri punti. I Sun Devils rispondono immediatamente con una giocata da 88 yard, facendo calare definitivamente il sipario sulle speranze di rimonta dei ragazzi di Coach Sanders. Il tutto, corroborato da quattro turnover, troppo per rimanere in corsa contro un avversario come Arizona State. I Sun Devils rimangono nei piani alti della Big XII, però con il rammarico di essere stati troppo incostanti durante questa stagione. Con un po’ più di continuità, avrebbero potuto ambire ad uno spot nei play off. In ogni caso le basi per poter dire la propria l’anno prossimo, ci sono tutte.

 

Nuovi volti alla guida di Oklahoma State e Colorado State

 

Anche questa settimana fuori dal campo si sono registrati movimenti importanti nell’ormai infuocato scambio di panchine di questa stagione. La settimana è stata caratterizzata da novità importanti come il recente licenziamento, dopo nove stagioni, dell’head coach di California Justin Wilcox. La decisione è stata presa in seguito alla sconfitta di sabato contro Stanford, partita in cui i Golden Bears erano considerati i favoriti. Wilcox lascia il programma con un record di 48-55 e un buyout garantito di circa undici milioni.


Morris, scopritore di gente come Cam Ward e Mateer porta le sue competenze di sviluppatore a Oklahoma State.
Morris, scopritore di gente come Cam Ward e Mateer porta le sue competenze di sviluppatore a Oklahoma State.

Per un allenatore che se ne va, uno che arriva, ma non subito. Infatti Eric Morris coach di North Texas, prenderà le redini di Oklahoma State, non prima però di aver concluso le restanti partite a UNT, in vista di play off sempre più vicini. Morris è considerato un ottimo sviluppatore di talenti fra i quarterback, avendo arruolato atleti come Cam Ward e John Mateer.

Notizia fresca fresca di questa notte, invece, vede Jim Mora accettare il posto di capo allenatore di Colorado State, con un accordo ancora da firmare nel prossimo breve futuro, ma ormai dato per ufficiale. Mora lascia così UConn dopo due stagioni di fila, da nove vittorie, cosa che non accadeva per loro dal 2007, quasi vent’anni. Mora porta esperienza da allenatore al college (ha allenato anche UCLA) e addirittura da head coach in Nfl, dove ha guidato i Falcons e i Seahawks.

Dulcis in fundo c’è un allenatore che viene blindato fino al 2033 ed è Tim Polasek di North Dakota State, che avrebbe concordato un nuovo settennale, con un significativo aumento salariale e nuove risorse economiche da garantire al programma.

 

Non solo sport, ma purtroppo anche cronaca


Purtroppo dobbiamo anche registrare degli episodi incresciosi extra campo che hanno colpito UAB e Georgia. Notizie che purtroppo lasciano un alone inquietante sull’ultima week del college football.

Nelle ore precedenti alla partita di sabato, UAB è stata scossa da un grave episodio di violenza: Daniel Mincey, o-line man ex Kentucky, è stato arrestato dopo aver accoltellato due compagni di squadra all’interno del Football operation center di Birmingham. Le due vittime sono state successivamente portate in ospedale, in condizioni stabili. Nelle ultime ore sono stati dimessi e al momento sono in fase di recupero. Mincey è stato arrestato e accusato di aggressione aggravata e tentato omicidio, con UAB che ha sospeso immediatamente il giocatore. Il programma ha, inoltre, offerto supporto psicologico agli atleti che hanno assistito all’aggressione. Al momento le indagini sono in corso e le autorità stanno ricostruendo la dinamica dell’accaduto. Sicuramente nei prossimi giorni emergeranno nuovi dettagli, permettendoci di capire le cause di questo folle gesto.

Dall’Alabama, rimaniamo nel profondo sud, per la precisione in Georgia, dove la mattina del 23 novembre, il freshman d-line dei Bulldogs Nyier Daniels, è stato arrestato con diversi capi di accusa. Dal rapporto della polizia emerge che un agente avrebbe fermato la madre dell’arrestato, per non avere rispettato uno stop. A quel punto, la macchina di Daniels, poco distante, è sfrecciata di fianco al posto di blocco alla velocità di cento miglia orarie, in una zona dove il limite era di venticinque. Al momento dell’inseguimento del giocatore da parte degli agenti, la madre di quest’ultimo si è frapposta con il suo veicolo nel tentativo di bloccarli. Durante la fuga in autostrada, Daniels ha superato ulteriormente i limiti di velocità consentiti e la polizia, perso il contatto visivo con il fuggiasco, ha deciso di sospendere l’inseguimento per ragioni di sicurezza. Successivamente, dopo aver identificato il veicolo, le forze dell’ordine hanno contattato direttamente l’università che ha obbligato il giovane a costituirsi. I capi d’accusa spaziano da resistenza a pubblico ufficiale, guida spericolata, violazione di segnaletica stradale, a crudeltà verso minori (in quanto a bordo dell’auto si trovavano i suoi due fratelli minori). L’head coach Kirby Smart ha confermato che il ragazzo è stato immediatamente espulso dal programma.


 

Per distrarci un po’ facciamo ora un rapido sorvolo sulle partite assolutamente da non perdere in questa settimana di college.

Ole Miss-Mississippi St. È una delle rivarly più calde e sentite del sud. I Rebels ovviamente partono con i favori del pronostico, ma i Bulldogs venderanno cara la pelle per non darla vinta ai rivali. Che sia l’ultimo derby per Lane Kiffin sulla panchina di Ole Miss?

Texas A&M-Texas: partita che si preannuncia spettacolare. Clima infuocato e due squadre che possono davvero rendere magico il sabato del college football. Gli Aggies, terza forza del ranking, cercheranno di mantenere il loro record di imbattibilità, mentre i Longhorns di Sarkisian e Manning, cercheranno di portare a casa uno scalpo importante e risalire la china nella top 25.

Virginia Tech-Virginia: ennesima rivarly della prossima week. Per gli Hookies, un’occasione per dare un po’ di lustro a una stagione totalmente da dimenticare con ormai l’ufficialità dell’arrivo di Franklin. Da lato Cavaliers invece c’è l’obbligo di vincere.

Florida St.-Florida: due delle università più importanti dello stato del Sole si affrontano per cercare di migliorare i propri record stagionali e dare qualche gioia alle proprie fan base.

Matteo Spelat

 
 
 

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