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Venables e Mateer sempre più accoppiata vincente, Vanderbilt si ferma a un palmo da un on side kick recuperato


Settimana tesa in NCAA, fra licenziamenti annunciati (o quasi), sqaudre indisciplinate e la cavalcata di Ohio State che prosegue indisturbata. Quanti altri allenatori rischiano il loro posto? Potrebbero essere ancora tanti.


A novembre si vede, anche al college, chi ha davvero una base solida e chi campava di fiammate. In questa Week 10 abbiamo visto una Ohio State sempre più pretendente al titolo, Ole Miss che consolida il suo status con convinzione, Texas e Oklahoma che riaccendono la corsa nel ranking, e SMU si prende la copertina da underdog perfetta. Il bello del college football è qui: quando pensi di aver capito tutto, arriva il weekend successivo e ti rimette al tuo posto.


Hugh Freeze viene congelato da Auburn, salta la terza panchina in poco tempo



Freeze non la spunta nella rivalità con Kentucky e dice addio alla sua panchina di Auburn.
Freeze non la spunta nella rivalità con Kentucky e dice addio alla sua panchina di Auburn.

Apriamo doverosamente con la notizia che, domenica scorsa, ha rubato la scena al football giocato al college. Coach Freeze è stato sollevato dal coordinamento del programma di Auburn, dopo esser scivolato su uno scomodissimo record di 1-5 nella SEC. Il tutto avviene dopo la sconfitta, per soli tre punti con Kentucky, dopo che Auburn tra l’altro aveva vinto 19 su venti scontri totali con Kentucky. Era quindi una partita che non si poteva perdere. Ora a raccogliere il timone è il defensive coordinator di Auburn, DJ Durkin. E per la terza volta, dal 2020, Auburn parte alla ricerca di un nuovo head coach.

Visibilmente deluso Freeze chiosa così la sua dipartita: “Avrei voluto solo chiedere un po’ di pazienza, ma so che è una cosa che difficilmente al giorno d’oggi la gente ti dà e lo capisco. So solo che eravamo così dannatamente vicini e se alcune vicende si fossero messe a nostro favore, a inizio anno, parleremmo di tutto un altro epilogo. Ma non è accaduto e anche questa è la vita”. Freeze lascia così l’Alma mater con un record complessivo di 15-19.

 

L’upset è servito


A Dallas, la notte si è conclusa con il pubblico in campo e la storia riscritta. I SMU Mustangs hanno steso Miami all'overtime, con un 26-20 di misura, contrassegnato da un finale al cardiopalmo. L'eroe della serata è stato T.J. Harden con la corsa della vittoria, da una yard. Ma la giocata che ha fatto davvero la differenza è arrivata sul primo possesso OT di Miami, quando Ahmaad Moses ha intercettato in end zone, azzerando i punti dei Canes.

Quattro quarti di equilibrio si sono risolti in un colpo di grazia. Questo upset è un cazzotto sul muso per Miami e un segnale forte per tutta la nazione: SMU torna di diritto sulla mappa.

 

La banda di Venables colpisce ancora



Maater gran protagonista coi suoi Oklahoma Sooners, chiude i conti con Tennessee, dopo che l'inerzia viene infranta da un fumble ritornato.
Maater gran protagonista coi suoi Oklahoma Sooners, chiude i conti con Tennessee, dopo che l'inerzia viene infranta da un fumble ritornato.

Neyland di notte, con un rumore che fa tremare il campo, è l'ambiente da playoff per eccellenza, e i Sooners hanno mostrato il carattere necessario per uscirne vincitori contro Tennessee (33-27).

Il quarterback John Mateer, sempre più in Heisman mode, ha guidato l'attacco (159 pass + 80 rush) firmando il touchdown che ha chiuso i conti, a meno di due minuti dalla fine. Ma è stata la difesa di OU a essere cinica: tre turnover forzati e il fumble return da 71 yard (il più lungo della storia dei Sooners) che ha cambiato l'inerzia. Il coach Brent Venables nel dopo gara ha dichiarato: "Abbiamo eguagliato e superato la loro fisicità. Tutte quelle spinte in avanti contano tantissimo". Per i Vols, solo 63 yard su corsa e l'amaro in bocca per i regali difensivi.

 

Emozioni ad Austin. Manning si riprende i Longhorns



Arch Manning mette in banca un vantaggio nei primi tre quarti, che regge all'assalto di Vanderbilt nell'ultimo periodo. Pavia si sveglia troppo tardi.
Arch Manning mette in banca un vantaggio nei primi tre quarti, che regge all'assalto di Vanderbilt nell'ultimo periodo. Pavia si sveglia troppo tardi.

I Longhorns hanno fatto sudare sette camicie ai propri tifosi. Volano 34-10 nel quarto periodo con un Arch Manning finalmente in gran forma e lucido nei momenti che contano (328 yard e tre touchdown, senza nessun intercetto), ma poi concedono un parziale 21-0 che rimette incredibilmente in gioco Vanderbilt nel quarto periodo, trascinata dal suo leader Diego Pavia (408 yard totali) pur autore di una prestazione opaca nella prima parte di gara, finirà 34-31.

Il brivido finale è sull'onside kick dei Commodores che balla tra dieci mani, prima di uscire, con Patterson il linebacker che non trattiene la palla ad un soffio dalla side line: pericolo scampato per i Longhorns. Mani nei capelli per Vandy.

A fine gara coach Sarkisian può tirare un sospiro di sollievo: "Una partita che sembrava quasi un playoff a novembre: è stata una grande vittoria. In SEC devi giocare per sessanta minuti". Manning, al rientro dal concussion protocol, ha rassicurato: "Mi sono sentito bene per tutta la gara".

 

Rebels senza pietà. South Carolina sempre più nel baratro


Qui ha comandato la difesa. Ole Miss non ha brillato in attacco, ma la pass-rush ha demolito ogni velleità di South Carolina, chiudendo con sei sack e due intercetti sul quarterback LaNorris Sellers. La mazzata finale è arrivata con la corsa da 54 yard di Kewan Lacy, che chiude sul 30-14.

Così coach Lane Kiffin dopo i sessanta minuti regolamentari: "Non abbiamo brillato, ma in SEC una vittoria con sedici punti di vantaggio è oro colato". In casa South Carolina, Shane Beamer non ha cercato scuse: "Siamo stati la squadra più indisciplinata in campo, senza mezzi termini".

 

I primi della classe non si fermano



Dopo un primo tempo, punto a punto, i Buckeyes hanno premuto il pedale dell'acceleratore e non si sono più voltati indietro. Julian Sayin ha firmato una prestazione da Heisman (316 yard, quattro touchdown), giocando praticamente in simbiosi con Carnell Tate e Jeremiah Smith.

Il coach Ryan Day ha rivelato la chiave di volta della partita (finita 38-14 per Ohio State): "All’intervallo eravamo avanti di tre, ma sembrava fossimo sotto di ventuno. Le palle profonde? Le avevamo disegnate per colpire alle spalle la loro difesa". Sayin entra intanto in un club esclusivo (dal 2012 in poi) con tre gare da 300+ yard, 3+ touchdown e zero intercetti. Con una percentuale di completi uguale o superiore all’85% nella stessa stagione.

 

Chi ci sentiamo di promuovere?



Ohio State si conferma la prima della classe, in attesa di vederla alla vera prova dei play off.
Ohio State si conferma la prima della classe, in attesa di vederla alla vera prova dei play off.

Ohio State – I Buckeyes non giocano partite, le sezionano. Ogni drive è disegnato al millimetro, e Sayin fa sembrare facile ciò che per chiunque sarebbe impossibile. L'attacco è un orologio svizzero, la difesa non fa prigionieri. Al momento sembrano una macchina inarrestabile, ma saranno da valutare durante i playoff contro avversari di alto calibro.

Oklahoma – Vincere di sera al Neyland Stadium non è un dettaglio, è una prova di maturità. I Sooners non hanno soltanto vinto, hanno imposto la propria fisicità in un ambiente ostile. Venables può esultare: questo gruppo ha carattere, sangue freddo e soprattutto un Mateer in grande spolvero.

Texas – L'aria di Austin fa bene ai Longhorns. Arch Manning torna in grande stile, il pubblico esplode a ogni suo lancio e, cosa più importante, Texas riesce finalmente a chiudere una partita difficile senza farsi recuperare del tutto. È un passo avanti enorme a livello mentale.

SMU – Una delle storie più belle di questa week. Battere una top dieci in over time, in casa, davanti a un pubblico in delirio, non capita spesso. SMU ha mostrato coraggio, resistenza e un quarterback che sembra nato per i momenti clutch. A Dallas si torna di prepotenza sulla mappa del football che conta.

 

Quelli a cui non è andata così bene


Miami – Da potenziale pretendente al titolo, a squadra che non trova più il bandolo della matassa. L'overt ime perso con SMU è un colpo psicologico che va oltre la classifica. Il talento abbonda, ma manca la scintilla per accendersi nei momenti decisivi.

Tennessee – I Vols avevano tutto per poter uscire vincitori: casa, pubblico, atmosfera. Ma hanno smesso di crederci al primo turn over. L'attacco è prevedibile, la difesa troppo incostante. Se non si ritrovano in fretta, il finale di stagione rischia di diventare un lungo e amaro epilogo.

Vanderbilt – Nonostante il cuore e la splendida rimonta contro Texas, il rammarico è enorme. Pavia continua a stupire, nonostante una prima parte di gara in chiaroscuro, ma le disattenzioni difensive costano care. A volte, per crescere, bisogna passare anche attraverso sconfitte come questa, consapevoli di essere ormai in programma capace di giocarsela con tutti. Posto che se quel on side kick fosse riuscito, forse parleremmo di una gara diversa, dato che il momentum era chiaramente di Vandy.

Penn State – Il buio non è solo nei risultati, ma nell'identità. L'attacco è spento, la difesa fatica a contenere i big. Serve una scossa immediata, o il resto della stagione, già ampiamente compromessa, rischia di sprofondare in un abisso senza fine. Unica scusante il recente licenziamento di chi il programma lo guidava.

 

Riuscirà Penn State a risollevarsi? O magari Ohio State a toppare?


Il prossimo weekend mette subito alla prova i nuovi equilibri. Ecco cinque partite da non perdere.

In cerca di riscatto (Indiana@Penn State): sarà un match vecchio stile mosso dall'orgoglio. Indiana arriva con l’entusiasmo da seconda forza del paese e un attacco brillante. Penn State con l'obbligo di reagire di fronte al proprio pubblico e mostrare che l’encefalogramma non è completamente piatto.

La battaglia per la Big 12 (BYU@Texas Tech): scontro tra filosofie opposte, col gioco fisico di BYU, messo a confronto con la velocità in campo aperto di Texas Tech. Un match che promette yard e nervi tesi, fino all'ultimo possesso, tra due delle principali contendenti al titolo di conference.

Georgia cerca continuità (Georgia@Mississippi State): una difesa di ferro, contro una squadra imprevedibile. Georgia è il bulldozer, ma Starkville è notoriamente un campo difficile. Le campane dei tifosi possono diventare un'arma in più, per i padroni di casa.

Passerella o trappola (Ohio State@Purdue): sulla carta è una partita a senso unico, ma i Buckeyes non possono permettersi il lusso di rilassarsi. Purdue sa come punire chi sottovaluta la trasferta, soprattutto nei primi quarti.

Perfetta per i nottambuli (Tulane@Memphis): due attacchi creativi, special team spettacolari e difese che preferiscono rischiare. La AAC raramente delude e questa sfida promette davvero bene.

 

Matteo Spelat

 
 
 

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